Sono ormai quasi 25 anni che abito a Villa Singer e mi sento onorato di essere nato in una famiglia un po’ folle che decise che questo luogo, anche se periferico, potesse essere l’ideale per sviluppare la passione e l’amore per l’arte che ha contraddistinto la mia vita.
Il mio bisnonno Arturo Monti a 49 anni decise di lasciare il suo lavoro alla Cooperativa Farmaceutica Milanese per assecondare la passione per la musica e l’arte del suo tempo, ma soprattutto ricercare un luogo adatto alla sua unica figlia artista che voleva dipingere en plein air.
Mia nonna non aveva potuto frequentare l’Accademia di Brera, allora considerata sconveniente per una ragazza di buona famiglia, ed era diventata l’allieva prediletta del pittore Attilio Andreoli, rinomato ritrattista tardo-scapigliato della buona società milanese.
Nel 1934 il bisnonno comprò questa vecchia casa che ai primi del Novecento era stata costruita da un eccentrico signore austriaco, tal Karl Singer, come sua residenza e laboratorio per distillare profumi ed essenze.
Alcuni testimoni ricordano ancora i barconi che attraccavano sulla Martesana per scaricare casse di essenze e radici essiccate, pronte per essere trattate e diventare pregevoli fragranze o aromi per distillati.
Negli anni la casa era diventata il ritrovo degli amici pittori del bisnonno (Palanti, Tallone, Alciati) e mia nonna immortalava le poche vicine di casa in ritratti alteri e un po’ démodé: le modelle non ricevevano l’originale dipinto che andava ad accrescere la pinacoteca del bisnonno, ma sono piccoli cartoni come ringraziamento di lunghe sedute. In alcuni quadri è raffigurato spesso il giardino, la cui cura era fondamentale per il senso estetico della famiglia. Le piante da frutto ben potate, che rimandano a un amore per la campagna lombarda, e la ricerca dell’esotico con le palme, le spalliere di bambù e i cespi di yucche, riflettono un ideale eden che la mia bisnonna Maria Teresa ricercava piantando fiori che potessero sbocciare in ogni mese dell’anno. L’idillio bucolico e anche un po’ chiuso alla città che cambiava e si espandeva, fu travolto dalla guerra: nel bombardamento del 20 ottobre 1944 la scuola elementare davanti casa fu annientata e da allora Gorla e la piazza porta il ricordo a tutti i milanesi di duecento bambini (Piccoli Martiri) morti per essere andati a scuola… La casa ne uscì malconcia, ma i miei bisnonni continuarono a raccogliere l’uva della pergola e ascoltare musica dal vecchio grammofono finché un abile amministratore non li convinse ad andare a vivere in un condominio con l’ascensore tanto “bello e moderno”.
Quando sono arrivato ero giovane, con pochi soldi ma già antiquario da tempo e rimasi sedotto da questa venerabile signora umiliata da brutture e restauri volgari con un meraviglioso avanzo di giardino trasformato in un campo da calcio. Lentamente in questi anni la casa è tornata a essere il centro degli affetti famigliari e in giardino c’è una pianta da frutto per ogni nipote arrivato. In casa ho cercato di ricostruire l’atmosfera di un luogo un po’ fuori dal tempo riutilizzando per il restauro materiali originali e inserendo nell’arredo molte passioni del mio lavoro.
Tutto intorno il paesaggio è cambiato e la piccola frazione di Gorla è ora solo una porzione della periferia nord-est di Milano, ma l’acqua che scorre della Martesana e la pista ciclabile hanno portato negli ultimi anni un numero sempre crescente di visitatori che affollano le rive soprattutto il fine settimana. Mi fa piacere avere salvaguardato questa villa col giardino che non è aperta al pubblico ma che affitto saltuariamente per servizi fotografici, riprese video e piccoli eventi.